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Gli ostacoli urbani che ci allontanano dal mare

Traiettorie Urbane2023-07-24T17:00:45+00:00
Traiettorie Urbane Asse 2, Attività, Connessioni, Esplorazione urbana, Narrazione di comunità, Partecipazione, Under 18 elisabetta consonni, museo mare memoria viva, ti voglio un bene pubblico, tvubp, Under 18 0 Comments

“Come si arriva al mare? Non c’è un buco per entrare qui” questo accade per chilometri di costa sul litorale sud di Palermo, dove l’idea del mare o è un ricordo per pochi – di chi ha memoria di giornate in spiaggia e negli stabilimenti balneari prima del “sacco” – , o di contro, il mare è un intuizione per tanti, una percezione sommaria che arriva all’olfatto annusando l’aria: l’orizzonte è in ostaggio, dietro i muri, i cancelli, il cemento e tutti gli altri ostacoli urbani che negli anni hanno fatto sì che la città rivolgesse al mare le spalle, negando l’orizzonte agli abitanti. Portoni chiusi, barricate fatiscenti e recinzioni improvvisate raccontano così una città che esclude i suoi abitanti. Non dalla proprietà privata, ma dal bene pubblico.

“Quanto vogliamo bene a quel bene pubblico che è lì ma che non possiamo vedere o raggiungere”?

È questa la domanda che Elisabetta Consonni – artista che ha portato avanti all’interno di  Traiettorie Urbane il progetto artistico  Ti voglio un bene pubblico – ha posto ai ragazzi e alle ragazze che hanno partecipato al processo di costruzione del gioco artistico e performativo TVUBP nei quartieri della Costa sud di Palermo. Risvegliare l’attenzione sul modo in cui i confini limitino il movimento dei nostri corpi all’interno dei quartieri e delle città che abitiamo, è una pratica di consapevolezza civile che, nella Costa Sud di Palermo, è ancor più necessaria poiché reclama l’accesso a uno dei bene più preziosi e, al tempo stesso, inaccessibili che possediamo: il mare.

L’esperienza, a metà tra l’urban game e la performance artistica,  ha permesso a tutti i ragazzi e alle ragazze coinvolte di comprendere il significato dei muri e delle recinzioni che separa quella porzione di città dal mare, e apre un approccio critico verso l’organizzazione normativa dello spazio: cosa succede quando un muro smette di proteggere e comincia a dividere, chiudere ed escludere? E cosa, di ciò che protegge o nasconde, non possiamo conoscere? Interrogare il senso di queste barriere, risvegliare l’attenzione sulla loro presenza nello spazio pubblico, sui confini che da essi si generano e il modo in cui determinano il movimento dei nostri corpi all’interno dei quartieri e delle città che abitiamo, è una pratica necessaria di consapevolezza civile. Le riflessioni raccolte in video nascono quindi da un approccio ludico-performativo. I partecipanti, divisi in squadre, sono hanno partecipato ad una sfida: trovare percorsi, soluzioni e idee per superare gli ostacoli che rendono lo spazio pubblico chiuso, e per scoprire così il litorale sud della città, un bene ancora in attesa di essere riconsegnato a tutti e a tute.

 

 

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